Il vetro veneziano è sinonimo di raffinatezza e leggerezza e vanta una storia millenaria dai risvolti affascinanti. Il primo documento che attesta la presenza di vetrerie in Venezia risale all’anno 982, più di mille anni fa. Le tradizioni vetrarie bizantina ed islamica si incontrano in Venezia, luogo di intensi scambi commerciali tra l’Europa e le sponde meridionali ed orientali del Mediterraneo: nella Repubblica lagunare l’esperienza tecnica trova una fortunata energia creativa che dà origine ad oggetti di grazia e qualità mai più superate. A causa dei gravi rischi d’incendio derivanti dalla lavorazione del vetro, la Serenissima dispose il trasferimento di tutte le fornaci vetrarie sull’isola di Murano, staccata dal corpo urbano della città cresciuta sull’acqua.
Per secoli le più importanti casate nobiliari d’Europa commissionano suppellettili, oggetti e bicchieri talmente importanti per estetica e fattura da essere ancora oggi gelosamente conservati in Musei e collezioni private. La maestria dei vetrai veneziani si esprime da sempre con pochi strumenti, attraverso semplici attrezzi in ferro: il vetro veneziano è un vetro “lungo”, cioè permane in condizioni di lavorabilità per un tempo discretamente lungo prima di dover essere riposto nel fuoco. Ciò permette le complesse manipolazioni e la soffiatura in spessori sottili, elementi distintivi della ricca produzione vetraria veneziana. L’arte e le tecniche dei maestri vetrai si trasmettono solo “andando a bottega”, proprio come accadeva nell’artigianato medioevale: pur studiato scientificamente, il vetro veneziano ha un’anima culturale, uno spirito creativo che passa alle nuove generazioni solo attraverso la fatica, l’umiltà, la presenza attenta e fedele al fianco dei migliori artigiani/artisti lagunari.